Dove eravamo rimasti. Giorgio Spangher - dopo l'apparente uscita dalla fase acuta dell'emergenza causata dal Covid-19 - fa il punto sulla situazione della giustizia penale tra interventi normativi emergenziali, riforme attuate, modifiche legislative annunciate e importanti decisioni giurisprudenziali.

Il giorno di Ferragosto è entrato in vigore il decreto legge n. 104/2020, recante "Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia", meglio noto come "Decreto Agosto". Tale provvedimento, che aveva inizialmente avuto il via libera dal Consiglio dei ministri del 7 agosto "salvo intese tecniche", si pone sulla scia tracciata soprattutto dai precedenti Dl Cura Italia e Dl Rilancio e prevede misure da 25 miliardi di euro per far fronte all'emergenza derivante dalla diffusione del Covid-19. Pubblichiamo la mappa del provvedimento con un'ampia selezione degli articoli di maggior interesse per gli operatori giuridici.

Decreto 10 luglio 2020 del comitato interministeriale per il credito e il risparmio che modifica la delibera CICR n. 275 del 29 luglio 2008 sulla risoluzione stragiudiziale delle controversie.

Dopo un lungo e complesso iter durato oltre due anni, la Banca d'Italia il 12 agosto 2020 ha approvato la revisione delle norme che regolamentano il funzionamento dell'Arbitro bancario finanziario («Disposizioni sui sistemi di risoluzione stragiudiziale delle controversie in materia di operazioni e servizi bancari e finanziari»). La nuova disciplina adottata non segue la tecnica della novellazione, ma sostituisce integralmente quella precedente ed è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 215 del 29 agosto 2020.

Fondo di garanzia vittime della strada, obbligo di denuncia non necessario. Reati ambientali, tenuità del fatto non esclude l'applicazione delle misure di sicurezza. All'ex coniuge il ricavato dei titoli venduti in comunione dei beni senza il suo consenso. Contraria alla Cedu la sospensione dell'avvocato che critica la polizia. Ecco in primo piano i principali titoli della settimana.

In tema di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti e in caso di illecito licenziamento per vizi formali e procedurali è illegittimo l’articolo 4 del decreto legislativo 4 marzo 2015 n. 23 limitatamente alle parole «di importo pari a una mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio», poiché il diritto del lavoratore a ottenere un’indennità calcolata solo sull’anzianità di servizio rappresenta una violazione dei principi di eguaglianza e ragionevolezza, nonché di tutela del lavoro. Lo ha stabilito la Consulta con la sentenza 150/2020.

Con la decisione n. 150 del 2020, la Corte costituzionale è tornata a esprimersi sulla disciplina del licenziamento introdotta dal decreto legislativo n. 23 del 2015 per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015, dichiarando l’incostituzionalità della norma sulla indennità risarcitoria legata ai vizi di motivazione del licenziamento, ex articolo 2, comma 2, della  legge n. 604/1966 , o della procedura ex articolo 7 della  legge n. 300/1970 , con riferimento all’inciso «di importo pari ad una mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio».

La possibilità di costituire servitù sulle parti comuni dell'edificio a vantaggio dei piani (o degli appartamenti) in proprietà esclusiva si ammette quando il condomino non usi delle cose comuni iure proprietatis, bensì iure servitutis, alla stregua di una valutazione rimessa al giudice di merito. Così la sentenza 18038/2020 della Cassazione civile.

La recente sentenza della Cassazione, 28 agosto 2020 n. 18038, muovendo da un caso apparentemente routinario di “perimetrazione” dei poteri riconosciuti ai singoli condomini sui beni comuni (nella specie, un muro di delimitazione dell’androne), offre, in realtà, lo spunto per indagare funditus su limiti dei poteri dell’autorità giudiziaria, ove questa sia chiamata a intervenire nell’amministrazione condominiale.

L’ appuntamento odierno, in materia penale-sostanziale, si sofferma sulle oscillazioni della giurisprudenza di legittimità sull’ applicabilità o meno della circostanza attenuante comune del conseguimento di un lucro di speciale tenuità alla (autonoma) fattispecie incriminatrice del fatto “lieve” prevista dall’ articolo 73, comma 5, del Dpr n. 309/1990: questione ricorrente nei casi di attività di “piccolo spaccio” su cui è pronunciata la sentenza 24990/2020 (depositata il 2 settembre scorso) - favorevole alla compatibilità delle due previsioni - delle sezioni Unite penali della Cassazione.

Nella materia della pianificazione urbanistica generale la conclusione di «accordi con gli interessati al fine di determinare il contenuto discrezionale del provvedimento finale» non trova divieti espliciti né, comunque, contrasta con i principi fondamentali intorno a cui ruota la disciplina di settore. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato con la sentenza 4990/2020.

La controversia decisa dalla sentenza in commento riguarda uno dei tanti casi di procedimento espropriativo nato dalla scelta urbanistica di localizzazione di un'opera di interesse pubblico e non portato a ordinaria conclusione, che ha visto la parte pubblica e quella privata concludere un accordo avente anche carattere transattivo della vertenza pendente, per definire il passaggio delle aree in cambio della predeterminazione del contenuto di ulteriori scelte di piano.

La Corte di giustizia dell'Unione europea, con la sentenza depositata il 16 luglio, nella causa C-253/19, è tornata a occuparsi dell'insolvenza transfrontaliera ma, in questa occasione, con riferimento all'individuazione del giudice competente nei casi in cui l'insolvenza riguardi una persona fisica che non esercita un'attività imprenditoriale e professionale. Per il testo della sentenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo: www.guidaaldiritto.ilsole24ore.com