Dichiarazione dei diritti umani, 75 anni di principi da proiettare verso il futuro
Siamo davanti a un insieme di principi inalienabili che si estendono nello spazio e nel tempo e che sono rivolti a proteggere soprattutto le generazioni future.
Siamo davanti a un insieme di principi inalienabili che si estendono nello spazio e nel tempo e che sono rivolti a proteggere soprattutto le generazioni future.
Convertito in legge, con modificazioni, il decreto-legge 29 settembre 2023 n. 132, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini normativi e versamenti fiscali
Autotutela peggiorativa per il contribuente: decidono le sezioni Unite. Guida in stato di ebrezza, no alla sostituzione della pena pecuniaria con il lavoro di pubblica utilità. Il permesso di soggiorno per lavoro stagionale scaduto può essere convertito in quello per lavoro subordinato. Regolamento sulla protezione dei dati, chiariti condizioni e calcolo delle sanzioni amministrative. Sono alcuni dei temi affrontati in settimana dai giudici.
Il sistema che negava l'ammissibilità di proporre reclamo avverso le ordinanze in a.t.p. è stato a tutto tondo espunto "senza se e senza ma" definitivamente "de iure" nel nostro ordinamento processualcivilistico dalla Consulta con sentenza n. 202/1023
La decisione in commento concerne la mancata nomina di C.T.U. nella specifica ipotesi di accertamento tecnico preventivo ai fini della composizione della lite, di cui all'articolo 696-bis Cpc, ma completa il quadro della reclamabilità di siffatte ordinanze "in subiecta materia", già intrapreso dal giudice delle leggi
Non è consentito, in nessun caso, eccepire la compensazione, né propria né cosiddetta impropria, in sede di opposizione all'esecuzione, quando le reciproche pretese delle parti derivano dal medesimo titolo esecutivo giudiziale, che le ha ritenute distinte emettendo separate condanne reciproche. Così la Cassazione con la ordinanza 31130/2023.
Ha concluso, quindi, la decisone, accogliendo il ricorso, che non è possibile in nessun caso eccepire la compensazione, nemmeno quella cosiddetta "impropria", in sede esecutiva, quando le reciproche pretese derivano dallo stesso titolo giudiziale in quanto sono state ritenute autonome o comunque non suscettibili di reciproca elisione in sede di cognizione
La Suprema corte prende in esame le condotte cosiddette “straining”, ovvero lo stress forzato inflitto dal superiore gerarchico al lavoratore, mediante azioni ostili finalizzate a discriminarlo. Nella fattispecie in esame siamo sempre all’interno del mobbing, con la differenza che non vi è continuità delle azioni vessatorie. In pratica, siamo di fronte a una forma attenuata di mobbing.
La Corte di cassazione ribadisce che «al di là della tassonomia e della qualificazione come mobbing e straining, quello che conta… è che il fatto commesso, anche isolatamente, sia un fatto illecito ex articolo 2087 c.c. da cui sia derivata la violazione di interessi protetti del lavoratore al più elevato livello dell’ordinamento.
La Corte costituzionale, sentenza n. 197 di oggi, ha dichiarato incostituzionale l’ultimo comma dell’art. 577 del codice penale, introdotto dal “Codice rosso” perché approda a esiti contraddittori.
Con la sentenza 197 del 2023 la Consulta ha assestato un colpo non marginale al complesso delle norme che regolano la punizione dei delitti perpetrati in ambito infra-familiare
Le controversie da emotrasfusioni con la Pubblica Amministrazione in cui è venuto in rilievo il diritto alla salute della persona, costituzionalmente presidiato agli articoli 2 e 32 della Costituzione, hanno richiesto un intervento del legislatore a favore di una risoluzione meno onerosa, per i soggetti danneggiati in primo luogo e per gli interessi pubblici in secondo luogo
Con la pronuncia in esame il Consiglio di Stato mostra di superare le perplessità in merito all'attuazione della volontà del legislatore e al rispetto dei principi dell'azione amministrativa, leggendo in via ancora controversa il rapporto tra fonti che regolano il settore dei danni da emotrasfusioni
Se nell'ambito di un contratto di credito al consumo è offerta a garanzia l'abitazione familiare ed è inclusa una clausola di scadenza anticipata del termine, il giudice nazionale deve considerare abusiva la clausola se comporta la vendita all'asta della casa senza tenere conto degli effetti sulla vita familiare. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell'Unione europea con la sentenza depositata il 9 novembre nella causa C-598/21