Dopo la tragedia di Cutro, ecco l'ennesimo decreto legge che come spesso accade interviene purtroppo in modo frammentario sul tema dell'immigrazione, in particolare quella irregolare. Per il professor Ennio Codini le innovazioni contenute nel testo affrontano questioni, come gli ingressi per lavoro e la mancanza di canali legali per i richiedenti asilo, che invece richiederebbero un approccio organico e d'ampio respiro.

La riforma Cartabia del processo penale ha allargato il catalogo dei reati per i quali si procede a citazione diretta del Pm innanzi al Tribunale monocratico e, conseguentemente, ha esteso il raggio di applicazione della probation, in quanto "agganciato" all'articolo 550, comma 2, Cpp, ora modificato dall'articolo 32, comma 1, del Dlgs 150/2022.

Non è licenziabile per giusta causa il lavoratore in permesso "104" che legge due ore un libro al parco; il giudice deve stabilire se c'è l'assoluta impossibilità a essere presenti impedimento a comparire; anche la compagna ha diritto di esaminare il testamento del "caro estinto"; la proroga delle concessioni per la raccolta delle scommesse è legittima se proporzionata e di interesse generale: sono queste i principali temi oggetto di attenzione dei giudici

L'accesso dei condòmini ai carteggi e registri, espressione del principio garantistico basato sulla trasparenza, richiama l'attenzione dell'opinione pubblica in considerazione dei rilevanti interessi economici che orbitano attorno ai complessi edilizi, in particolare nei supercondomìni. Il nodo sulla modalità di estrazione dei documenti permane irrisolto e in balìa di ondivaghi indirizzi giudiziari.

In definitiva - conclude il giudicante - deve essere esclusa l'alternativa di poter ricorrere ad una ingiunzione che imponga all'amministratore la consegna di documenti qualora i condòmini non provino di aver prima avanzato istanze di accesso presso il suo studio per visionare i documenti segnalati.

È costituzionalmente legittima la previsione della confisca obbligatoria delle armi, anche in caso di estinzione del reato per oblazione, prevista, in forza del disposto dell'articolo 6 della legge n. 152 del 1975, nel caso in cui sia stato violato il disposto dell'articolo 38, comma 7, del rd 18 giugno 1931 n. 773 [Tulps], ossia allorquando sia stata omessa la prevista comunicazione all'autorità di pubblica sicurezza del trasferimento del luogo di custodia delle armi. Questa, in sintesi, la decisione della Corte costituzionale 5/2023

La motivazione è di particolare interesse perché ricostruisce le "ragioni" della confisca obbligatoria in materia di armi, prevista dall'articolo 6 della legge n. 152 del 1975, valorizzando così la natura tipicamente "preventiva" che caratterizza la misura ablativa.

È costituzionalmente illegittima la disposizione del codice delle leggi antimafia nella parte in cui – secondo l'interpretazione della Corte di cassazione – include i telefoni cellulari nella nozione di «apparato di comunicazione radiotrasmittente» di cui il questore può vietare – con l'avviso orale cosiddetto "rafforzato" – il possesso o l'utilizzo. Così la Corte costituzionale con la sentenza 2/2023

Il giudice delle leggi ha ritenuto fondate le censure di incostituzionalità sollevate dal Tribunale di Sassari e dalla stessa Corte di cassazione, per violazione dell'articolo 15 della Costituzione

L'ordinanza, che esamina l'istanza di accesso proposta nel corso del processo di primo grado ai sensi dell'articolo 116, secondo comma, del Cpa, è appellabile innanzi al Consiglio di Stato, avendo valenza decisoria. Lo ha chiarito l'Adunanza Plenaria 4/2023.

Ora, con la sentenza in esame le sezioni unite della giustizia amministrativa affrontano un delicato tema processuale, concernente l'appellabilità della statuizione resa dal Giudice di primo grado in ordine alla domanda strumentale di accesso, formulata nell'ambito di un ordinario processo di cognizione e di annullamento

Nella sentenza in esame, il TAR Lazio è intervenuto in materia di "whistleblowing" nel pubblico impiego, accogliendo il ricorso proposto dal segretario comunale di un ente locale che aveva adito il Giudice amministrativo per impugnare la delibera adottata dall'ANAC nei suoi confronti, con cui gli era stata irrogata la sanzione pecuniaria di € 5.000,00 ai sensi dell'articolo 54 bis del Dlgs n. 165 del 2001. Il "whistleblowing" è argomento sempre molto "caldo". Il Consiglio dei ministri del 9 dicembre 2022 approvò lo schema di decreto legislativo attuativo della direttiva Ue 2019/1937, riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell'Unione Europea, nei giorni scorsi è stato pubblicato sulla "Gazzetta Ufficiale" del 15 marzo 2023 n. 63 il Dlgs 10 marzo 2023 n. 24, recante appunto «Attuazione della direttiva (UE) 2019/1937 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2019, riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell'Unione e recante disposizioni riguardanti la protezione delle persone che segnalano violazioni delle disposizioni normative nazionali». L'obiettivo è raccogliere in un unico testo, valido sia per il settore pubblico sia per il privato, la disciplina relativa alla tutela della persona del segnalante informatore, creando una disposizione normativa organica e uniforme. Sul tema che resta quindi di grande attualità pubblichiamo la sentenza del Tar Lazio n. 236 e il commento di Cristina Petrucci.

La sanzione amministrativa impugnata era stata applicata nei confronti del segretario comunale in ragione di condotte asseritamente ritorsive, consistenti in due provvedimenti disciplinari (nella specie, sospensione e licenziamento con preavviso), irrogati dallo stesso a una dipendente comunale che aveva denunciato all'autorità giudiziaria e ad altre autorità, comportamenti asseritamente illeciti dell'amministrazione comunale.

Prove documentali, trattamento dei dati personali e procedimenti giudiziari civili. Sono gli elementi al centro della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea depositata il 2 marzo nella causa C-268/21 con la quale Lussemburgo ha chiarito i limiti all'utilizzo di documenti che raccolgono dati personali come prova in un procedimento civile, di fatto stabilendo che la tutela della protezione dei dati possa prevalere anche su eventuali esigenze legate al funzionamento della giustizia.